La nostra aquila Maja continua ad esplorare il bellissimo Parco Nazionale della Maiella.
I colori dell’autunno stanno cambiando il volto del Parco e durante uno dei suoi voli per godere questo nuovo spettacolo della natura, Maja scoprirà la storia che si cela dietro le capanne a tholos, in pietra a secco, disseminate sul territorio.
Le varie tonalità del verde dei boschi stanno assumendo sfumature giallo, rosso e marrone. Il silenzio delle valli viene rotto dai bramiti dei cervi al pascolo, golosi dei generosi doni della natura. Le acque di fiumi e ruscelli sono più copiose, grazie alle tardive piogge di fine estate.
La nostra amica Maja osserva i colori della natura che circonda l’Eremo di San Bartolomeo, anch’essa mutata dall’incalzare dell’autunno e decide di proseguire, sorvolando la Valle Giumentina, inondata da nuovi profumi e fragranze autunnali che colpiscono l’olfatto della nostra aquila. Sotto lo sguardo attento dell’aquila, si susseguono qua e là, diverse capanne a tholos, in pietra a secco, che appartengono ad un passato antico, sconosciuto alla nostra giovane amica.
Molti sono i luoghi del Parco della Majella dove osservarle e uno tra i più noti è quello di Colle della Civita.
Proprio qui, Maja incontra un gruppo di persone all’ascolto attento di una guida che sta raccontando la loro origine e la sua innata curiosità la porta ad appollaiarsi sulla roccia più vicina. “Le capanne in pietra a secco, meglio conosciute come Tholos, sono la testimonianza dello stile di vita degli abruzzesi di molti anni fa. Quando i contadini zappavano la terra, si imbattevano spesso nelle grosse pietre presenti nella terra dei campi, e così le rimuovevano, formando grossi mucchi a piramide. Questi erano il deposito principale di materiale usato per la costruzione di fienili, magazzini o semplici ripari. Col tempo, furono erette diverse capanne in pietra a secco, alcune più semplici e basse ed altre più larghe e alte, fino a tre piani. Intorno ad alcune furono costruiti dei muretti per tenere lontani gli animali. Nel corso degli anni e con lo sviluppo della civiltà, queste costruzioni furono abbandonate dai contadini, diventando rifugio per i pastori e i loro animali. Quando anche i pastori iniziarono ad abbandonarle, senza la manutenzione dei contadini e soggetti alle intemperie invernali, le costruzioni si sono molto deteriorate, come possiamo constatare oggi.”
E così, Maja osservando meglio, scopre che quei cumuli di pietre sono in realtà i resti delle capanne a tholos.
Per fortuna, ve ne sono diverse ancora in piedi, insieme ai loro muretti e Maja le osserva affascinata, cercando di memorizzare la loro forma e immagine, prima che il tempo possa mutarle inesorabilmente.
Grazie per aver letto questo articolo. Come scritto sopra, vi sono diversi esempi di tholos ancora integri nel territorio della Majella e nel resto dell’Abruzzo. Vale la pena visitarli con il massimo rispetto e la dovuta attenzione, poiché vanno preservati tanto per la loro bellezza quanto per la loro importante traccia simbolica di un passato lontano.
Graziano,
membro dello staff del Portale SullaMajella