SullaMajella

Nel primo articolo vi ho spiegato perché il blog si chiama ”Maja, l’aquila della Majella”, ma non vi ho ancora detto da dove deriva il nome della nostra amica aquila. Ogni nome è importante e cela spesso una storia, come ad esempio il nome Majella. Sapete perché questo nome? Ve lo racconto subito. Mettetevi comodi mentre scoprite la leggenda di Maja.

Secondo la mitologia grecaMaja era una dea, la più bella delle sette Pleiadi, nate da Atlante e Pleione e divenute poi le compagne della dea della caccia Artemide.

Ritratto delle PleaidiLe Pleaidi (1885) opera di Elihu Vedder

La sua notorietà deriva dal fatto che suo figlio, nato dall’unione con Zeus, era Hermes, il dio protettore dei viandanti e dei commercianti, oltre che inventore della lyra. Nella mitologia greca le Pleaidi morirono di dolore per la morte di altre loro sette sorelle, le Iadi, e furono trasformate nelle omonime costellazioni.

Nella mitologia italica e latina, invece, Maja ha un’importanza notevole, e il suo legame con le Pleiadi è incerto. Era infatti considerata la divinità della forza crescente e del germogliare della natura e, insieme a Vulcano, rappresentava la fertilità. Con quest’ultimo ebbe un figlio gigante.
Maja viveva nella Frigia, un territorio che attualmente fa parte della Turchia e, a causa delle numerose guerre, decise di fuggire insieme al suo unico figlio e ad alcuni suoi seguaci.
Tramite una zattera attraversò il mare e arrivò sulle coste della città di Orton, l’attuale Ortona, in Abruzzo. Qui una tempesta fece naufragare la zattera, provocando la morte del figlio gigante. I superstiti seppellirono la salma sul Gran Sasso che da allora prese le sembianze del “gigante dormiente”.


Maja, distrutta dal dolore per la perdita del figlio, incominciò a vagare per i monti, cercando di trovare sollievo. Ma l’angoscia fu così grande che non riuscì a sopravvivere, e perì di crepacuore
I seguaci della dea decisero di seppellirla su una montagna posta di fronte al Gran Sasso, in modo che la madre potesse continuare a vegliare sul figlio. Da quel giorno questa montagna divenne la Sacra Montagna Madre del popolo abruzzese e fu denominata Majella in suo onore. Anche sulla Majella è possibile osservare l’impatto che la dea ebbe sulla montagna. Osservandola dal vallone dell’Avella, la Pinna, un singolare spuntone di roccia sovrastante il paese di Pennapiedimonte, richiama la sagoma di un’anziana donna seduta e china in avanti, come a raffigurare la dea, mater dolorosa che ancora oggi piange la morte del figlio.

Dopo questo racconto, attraverso questa immagine, non possiamo che onorare anche noi questa montagna, battezzando la nostra aquila con il nome Maja, che sarà i nostri occhi e attraverso il suo sguardo potente ci racconterà i segreti e le meraviglie della montagna che ospita la dea da cui prende il nome.

Grazie per aver letto questo articolo e vi do appuntamento al prossimo che tratterà di uno trai i bei posti che potrete visitare nel bellissimo Parco della Majella.

Graziano,
membro dello staff del Portale SullaMajella

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