SullaMajella

Passeggiando sulla Majella è facile imbattersi in costruzioni che somigliano a degli igloo di pietra: i tholos. Queste strutture sono la testimonianza tangibile della storia abruzzese.

La loro origine si deve agli agricoltori che in passato coltivavano queste aree. I contadini, costretti a togliere le pietre dal terreno per poterlo coltivare, creavano dei grossi cumuli di pietrame che divenivano l’unica sorgente di materiale disponibile per poter costruire ripari, fienili o piccoli magazzini.

Queste capanne potevano, in alcuni casi, presentare tre piani, raggiungendo i 6-7 metri di altezza e a volte avevano funzionali elementi di arricchimento degli interni, come le brangate, una specie di soppalco sopraelevato da terra di circa un metro e realizzato con rami conficcati nelle pietre e paglia, e veniva utilizzato come giaciglio. Altri elementi erano le nicchie, usate per deporre oggetti o come fonte di illuminazione, le rare finestre, piccoli camini e canne fumarie.

Solitamente il terzo piano era utilizzato come piccionaia, mentre il secondo piano poteva avere un altro ingresso esterno. Alcuni presentavano all’esterno vasche di piccole dimensioni per la raccolta di acqua piovana e muretti per la protezione dell’ingresso.

I tholos venivano costruiti a mano ed erano usati, a seconda delle necessità, piani inclinati, rulli e forza animale.

E’ possibile osservare queste strutture, o i loro ruderi, in molte aree dell’Abruzzo ma la maggior concentrazione si ha nell’area della Majella. Nel territorio di Roccamorice, oltre a svariate capanne di piccole dimensioni, è possibile osservare un tholos di 6 metri, con struttura a gradone elicoidale, dotato di due ingressi su livelli diversi.

La datazione di queste strutture è incerta ma dalle testimonianze orali e dalle incisioni trovate su vari tholos si pensa che la loro edificazione risalga alla seconda metà dell’ottocento.

 

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