Fara Filorum Petri nasce nell'alto medioevo, da un piccolo nucleo fondato dai Longobardi per la sua posizione strategica. Nel corso degli anni subì una forte influenza temporale e spirituale dalla vicina Abbazia di San Liberatore. Nel paese vi sono alcune chiese, la più antica risalente ai primi anni mille, la chiesa di Sant’Eufemia, con annesso un monastero di cui rimangono solo i ruderi. La religiosità del paese fu anche incrementata da una leggenda: nel 1799, durante un’invasione francese, Sant’Antonio apparve e trasformò le querce di un vicino boschetto in torce gigantesche che spaventò
i nemici, salvando così il villaggio.
Questo avvenimento diede vita ad una celebrazione volta a ringraziare il Santo per il suo miracolo: le Farchie. Il 16 gennaio, gli abitanti del paese danno fuoco ad enormi fasci di canne, appunto le farchie (dall’arabo afaca: torcia). L’accensione di fuochi in onore di Sant’Antonio è un avvenimento comune nel Mediterraneo. Ciò che rende speciale quelli di Fara Filorum Petri è l’imponenza dei fuochi, con un metro di diametro e alti anche dieci metri, e il loro numero, dodici, uno per ogni contrada in cui si divide il paese. Qualche giorno prima della celebrazione, le contrade iniziano la raccolta delle canne. E’ tradizione che queste siano di origine furtiva, per cui alcuni ragazzi vanno alla ricerca del bottino mentre altri restano nella contrada a proteggere il loro tesoro. Il pomeriggio antecedente la festa, le farchie vengono trasportate nello spiazzo della chiesetta dedicata a Sant’Antonio mentre vengono suonate e cantate le gesta del Santo. Una volta che tutte le farchie sono state erette, si accendono e si dà inizio alla festa.